Il mio credo pedagogico
La concezione pedagogica di John Dewey
Temi essenziali:
nesso teoria-prassi
esperienza come interazione e continuità
persone o coscienza individuale come direzione consapevole che gli eventi assumono nel corso della loro trasformazione
A questi temi nell’ultima fase del suo pensiero si aggiunge:
rapporto tra scienza, filosofia e pedagogia
Nesso teoria-prassi
E’ contro il tentativo autoritario di catturare l’educazione che Dewey ha reagito vigorosamente negli ultimi anni -> il bisogno di una viva e continua attività sperimentale è fondamentale sia nel metodo scientifico che nel metodo dell’educazione nuova.
Conoscenza intesa non più come riproduzione ma come modificazione dell’oggetto mediante il pensiero -> ne deriva che l’unico modo di apprendimento è il compimento di esperienze originali che non è possibile a nessuno effettuare per un altro -> è questo il fondamento dell’educazione attiva -> il movimento della scuola attiva è profondamente radicato nella visione moderna della conoscenza e del rapporto che lega questa all’azione.
Polemica contro la posizione teoricistica del conoscere, contro quella che chiama la dottrina del pensiero come spettatore di un mondo fisso e compiuto -> il conoscere sarebbe un duplicato inutile se si limitasse a contemplare il mondo -> propone una teoria di un universo dinamico -> la dottrina che afferma che la realtà possiede un carattere pratico e che questo carattere è più efficacemente espresso nella funzione dell’intelligenza -> la realtà ha un carattere dinamico, pratico e la conoscenza come parte costitutiva di essa ha anch’essa un carattere dinamico e pratico -> se la realtà è in se stessa in transizione allora la dottrina per cui la conoscenza è la realtà che effettua in se stessa una specie particolare e specifica di mutamento sembra presentare la migliore possibilità di valere come la teoria delle conoscenza che è in sano contatto con il genuino e il valido -> qual’è lo speciale mutamento che la realtà deve compiere per atteggiarsi come conoscenza? Dewey concepisce la vita della natura come un interagire continuo degli esseri gli uni con gli altri e coll’ambiente e vivere significa per lui sperimentare, come un processo continuo di esperienza -> lo sviluppo della vita e della realtà consiste pertanto in questo svolgimento di esperienza. Il crescere della vita è il risultato della capacità degli organismi di controllare l’ambiente -> negli stadi più alti dell’esistenza il rischio della vita si intensifica e la sopravvivenza e lo sviluppo vengono a dipendere dalla possibilità dell’organismo di impiegare i fatti presenti come segni di fatti futuri, di anticipare la nuova situazione in modo da non essere soverchiato e annullato da essa ma in modo da predisporre i suoi nuovi sviluppo in guisa favorevole al suo esistere -> l’essere capace di dirigere e controllare l’ambiente, di usare fatti presenti come segni di fatti futuri è la natura stessa che si fa intelligenza per attuare le proprie potenzialità -> Dewey afferma che la conoscenza è la realtà che effettua in se stessa una forma particolare e specificata di mutamento -> Dewey fa così dell’intelligenza e della conoscenza dei caratteri intrinseci alla natura -> l’attività intelligente dell’uomo non è qualcosa che influenza la natura dall’esterno -> è la natura che realizza le sue stesse potenzialità a favore di un esito degli eventi più pieno e più ricco. Postula una teoria nella quale il conoscere e il fare sono intimamente connessi fra loro > le idee si atteggiano così a piani per l’azione, come anticipazioni per il futuro e metodi atti a determinarne il compimento -> i prodotti del conoscere appaiono così a Dewey come strumenti che possono servire a costituire i fatti futuri -> il pragmatismo elabora con Dewey una teorica logica, una concezione dei processi mentali che prende il nome di strumentalismo = teoria delle forme generali del concepire e ragionare -> si fonda su una particolare dottrina del giudizio -> il soggetto di un giudizio rappresenta quella parte dell’ambiente nei cui confronti deve effettuarsi una reazione, il predicato rappresenta la possibile risposta o maniera in cui si dovrebbe comportarsi verso l’ambiente, la copula rappresenta l’atto organico e concreto mediante il quale si effettua la connessione tra il fatto e il suo significato, la conclusione è la situazione originaria trasformata, una situazione che implica un mutamento sia nel soggetto iniziale (inclusa la sua mente) sia nello stesso ambiente -> Dewey legava intimamente il pensiero al processo di sviluppo della realtà -> si atteggiava come lo strumento atto a stabilire i modi in cui l’uomo può fondare cogli oggetti della sua esperienza e del suo ambiente dei rapporti più efficaci e più profittevoli per il futuro -> il concetto del conoscere come partecipazione della mente alla costruzione e alla ricostruzione del suo mondo oggettivo sta alla base dell’ideale dell’educazione attiva -> la scuola attiva, scuola laboratorio che fonda presso l’Università di Chicago nel 1896 aveva posto a suo fondamento l’esigenza che la scuola deve aiutare il fanciullo a formare la sua personalità attraverso la sua partecipazione a occupazioni manuali in una vita di collaborazione con l'insegnante e con i compagni -> la scuola doveva guidare l’alunno a diventare l’educatore di se stesso -> l’apprendere non può mai essere pertanto promosso mediante una trasmissione dall’insegnante all’alunno di nozioni che egli e non questi ha elaborato -> l’educazione deve essere autoeducazione -> se la funzione della conoscenza p di anticipare gli sviluppi di una situazione di fatto nella quale ci troviamo immersi e di determinare i modi atti a produrli, essa è proiettata verso il futuro ed è strumento della sua realizzazione -> le conoscenze rimangono ipotesi fino a che non sono state sottoposte al vaglio della verifica -> è questa dottrina della conoscenza che illumina il significato del principio della scuola attica che si impara solo facendo e che gli uomini devono fare quale cosa agli oggetti se vogliono conoscerli nella loro particolare realtà.
Dewey stabilisce tra il dire e il fare un’intima connessione -> genera una profonda modificazione dell’organizzazione della scuola sia elementare che secondaria -> collaborazione tra alunni e insegnanti, alunni fra loro, presa di contatto con l’ambiente,introduzione dei centri di interesse, dell’autogoverno scolastico, del lavoro multiforme come strumento di indagine e non di produzione utilitaria -> necessità di superare la divisione tra studi professionali e studi umanistici, tra corsi tecnici e utilitari e corsi classici e generali > anche nell’ambito della scuola secondaria va conservato il metodo dell’indagine attraverso la discussione e la ricerca personale e di gruppo -> la liberalizzazione della mente si può ottenere a condizione che ogni studio venga sottratto ala routine meccanica, alla ripetizione, al professionalismo -> considera necessario fondere le scuole di cultura generale con quelle di specializzazione professionale e si fa fautore di un ideale di umanesimo del lavoro -> nella scuola attiva il lavoro è creativo e fonde la conoscenza dei principi e dei fini con la attività produttiva -> mantenere l’attuale divisione tra scuole pratiche e scuole di cultura significa per lui alimentare le distinzioni sociali, creare con le prime individui atti a produrre per altri e sotto la direzione di altri e con le seconde una classe dirigente parassitaria.
Esperienza come interazione dell’uomo e dell’ambiente e continuità
si riflette profondamente nella visione educative di Dewey -> mette in rilievo la necessità che l’individuo si senta solidale con l’ambiente naturale e sociale nel quale vive e volga le sue forze alla sua perfezione, che esso miri a sviluppare se stesso in funzione dello sviluppo del corpo sociale di cui è parte -> l’educazione è essenzialmente un processo sociale -> nel Il mio credo pedagogico -> io credo che ogni educazione deriva dalla partecipazione dell’individuo alla coscienza sociale della specie -> compito dell’uomo è di inserirsi profondamente nella situazione in cui si trova per trasformarla -> l’educazione deve fornire ai giovani un senso della loro appartenenza al gruppo sociale, trasmettere il patrimonio delle conoscenze passate e anche dar loro la coscienza critica di questo passato, fare in modo che ne siano i signori e non i servi, renderli capaci di dare una nuova direzione alle credenze acquisite, di ricostruire (e non di ripetere) il dato naturale e sociale -> da qui il doppio aspetto dell’educazione:
individuale o psicologico
sociale o sociologico
occorre porre l’individuo in possesso pieno delle sue capacità affinché possa diventare un agente di progresso sociale ma occorre al pari conoscere la società in cui vive per parere su quali attitudini e capacità far leva perchè i dati psicologici individuali si sviluppano nel seno di costumi particolari a una data società e da questi ricevono la loro direzione -> la scuola si atteggia come una comunità sociale di cui l’alunno è membro insieme con gli altri alunni e con gli insegnanti e il cui compito è quello di creare un ambiente semplificato di vita associata in cui i giovani possano apprendere i modi costitutivi della vita intellettuale e pratica dell’ambiente e acquistare capacità di valutarli e di modificarli. La scuola deve diventare scuola attiva intesa non solo a trasmettere agli alunni i simboli del sapere, a metterli in gradi di leggere scrivere e far di conto, ma anche a far loro conoscere e praticare quelle attività concrete in cui si manifesta la vita della comunità -> con il nascere dell’industrialismo e della grande città che divorziano gli uomini dai completi processi creativi della loro vita e portano questi fuori del cerchio della vita domestica. la scuola doveva sostituirsi alla famiglia e trasmettere questo patrimonio essenziale di cultura ai suoi giovani nati.
L’introduzione del lavoro manuale nella scuola non doveva mirare a far partecipare gli alunni alla fatica produttiva della comunità ma a far loro apprendere i modi di esistenza della comunità stessa -> aveva un significato altamente intellettuale -> il fare serviva al conoscere -> l’introduzione del lavoro nella scuola doveva sviluppare in senso integrale la personalità del fanciullo, mettere in grado i giovani di essere padroni di se stessi per realizzare in pieno il proprio destino. Il concetto di interazione mostra la sua connessione con quello della persona e del rapporto che lega l’individuo alla società -> Dewey ma messo in rilievo il carattere sociale dell’io -> l’io acquista la mente nella misura in cui la conoscenza delle cose è incarnata nella vita che lo circonda -> è per mezzo dei rapporti sociali che l’uomo acquista una mente. In sede di psicologia dell’educazione la condizione dell’apprendere appare la profonda inserzione dell’alunno nella vita sociale e naturale -> ad essa l’individuo è naturalmente portato -> la scuola deve operare con avvedutezza in un ambiente selezionato tale processo di accomunamento senza il quale non c’è presa di possesso di sé da parte dell’individuo nè molla per lo sviluppo -> tale forza si chiama interesse -> società e individuo sono due facce della stessa realtà, due momenti dello stesso processo del reale e l’educazione vera è quella che è sociale e individuale al tempo stesso, quella che guida l’alunno a acquistare distinzione e carattere personale sula base e al servizio del gruppo e dell’umanità di cui è parte -> un tale ordinamento in cui a ogni uomo viene data la possibilità di dare un contributo derivato dalla propria esperienza è un ordinamento democratico -> democrazie e educazione sono reciproche -> il principio di interazione ci conduce all’ideale di una educazione e di una società democratiche ma è intimamente congiunto al principio della continuità -> una esperienza è feconda quando calandosi profondamente nel presente ne modifica le condizioni in vista del suo sviluppo ulteriore e di conseguenze che verranno -> ogni esperienza è un presente carico del passato e gravido del futuro. Principio della continuità dell’esperienza -> in sede educativa si ha l’esigenza di promuovere negli alunni esperienze che si integrano reciprocamente e che in tal modo sviluppano in essi delle personalità armoniche, non divise -> ogni esperienza che l’alunno compie deve essere tale da schiudergli la via a ulteriori esperienze tale da includere progressivamente nel cerchio dello sviluppo dell’individuo l’umanità intera. La scuola prepara al futuro.
Difficoltà nel pensiero filosofico e pedagogico di Dewey -> come dal senso dell'obiettività naturale sgorga la soggettività e la spiritualità non si vede chiaro.
Se la coscienza è il prodotto e il riflesso delle istituzioni sociali, come essa potrà porsi come agente della loro riorganizzazione?
Bourne afferma che c’era sempre una ambiguità nella dottrina di Dewey circa il modo in cui i valori sono creati e divenne sempre più facile pensare che ogni sviluppo sia giustificato e che quasi ogni attività sia pregevole purchè consegua i suoi fini -> il pragmatismo si rivelava insufficiente di fronte a una crisi nella realtà sociale che riproponeva il problema della direzione di questa società. Travaglio di Dewey nell’ultimo ventennio ha per suo centro queste difficoltà: la sfida lanciata contro la democrazia dai regimi totalitari dopo il ’33, la crisi economica che squassò i fondamenti della società americana dal ’30, l’acutizzarsi della lotta sociale.
Valore dell’esperienza religiosa non come qualcosa che viene dopo ma fornisce la pace nell’azione, durante. Teorizzò l’idea di Dio come rappresentativa della unificazione dei valori ideali -> l’idea di Dio senza un’asserzione dogmatica circa l’esistenza effettiva della divinità diviene il concetto della unione dell’ideale e del reale e lo sviluppo della realtà appare così penetrato di significato, di una finalità ideale -> non è più concepito come fine a se stesso -> lo sviluppo nella comprensione della natura è visto come organicamente connesso con la formazione di fini ideali e lo sviluppo rappresenta un valore e un ideale più altro del puro conseguimento. Conseguenza pedagogica -> necessità di distinguere (non separare) nel processo educativo i mezzi dal fine, le tendere e capacità degli alunni, da cui ogni apprendimento deve prendere le mosse, dalla finalità ideale sempre più allargantesi e mai concludentesi in rigide determinazioni di condotta a cui l’educatore deve guidare quelle disposizioni naturali > la finalità = attuazione di una società di uomini liberi nella quale tutti contribuiscono con il loro lavoro alla liberazione e all’arricchimento della vita degli alti -> educazione alla democrazia assume una tonalità etica e religiosa.
Fondare tutto l’insegnamento sopra un piano educativo accuratamente studiato e mai uniforme e dogmatiche perché il piano è in impresa cooperativa e non impone un’imposizione -> continuare a far leva per dare una direzione all’educazione non su una salda autorità intellettuale o morale accettata dal passato ma sopra il metodo scientifico avvertendo però che questo deve partire da delle idee e che le idee che vanno convalidare nell’esperienza devono guidare tutta l’esperienza. -> esigenza di pianificazione dell’educazione sorretta da ideale per cui gli insegnamenti acquistano pregio educativo solo quando formano una totalità di esperienza nell’educando -> tale totalità è il sentimento delle sua solidarietà con il mondo e con la società e anche la capacità di autocontrollo, armonia interna… che beneficio c’è ad accumulare notizie di geografia e di storia e con questo l’individuo perde la propria anima, il discernimento delle cose buone, dei valori cui queste cose si riferiscono? esigenza di umanizzare la scienza -> possibilità di equivoco: sostiene che occorre umanizzare la scienza e la tecnologia affinchè siano poste al servizio della speranza e della fede democratica > il problema apparirebbe quello di subordinare la scienza e la tecnologia a questa idea morale che coincide con il principio dell’autonomia e dell’autogoverno. Dewey si appella a un organo diverso dall’indagine sperimentale per dare una finalità etica e culturale alle applicazioni della scienza -> poi indica la filosofia come l’attività diretta a formulare un programma di valori ai quali la scienza deve attingere per piegare la natura alla loro realizzazione -> la filosofia ha un doppio compito:
criticare gli scopi esistenti rispetto allo stato esistente della scienza facendo notare i valori caduti in disuso con il comando di nuove risorse
interpretare i risultati della scienza specializzata nella loro portata con lo sforzo sociale futuro
connessione di filosofia ed educazione -> l’educazione atteggiandosi come laboratorio nel quale le distinzioni filosofiche divengono concrete e vengono saggiare. La filosofia elabora i valori che l’educazione cerca di porre a fine dello sviluppo delle capacità naturali dei giovani commessi alle sue cure. La filosofia ha una funzione intermediaria tra le scienze e le arti -> Svolge un ufficio centrale nel dominio sociale e culturale:
si avvicina alle scienze rettificandone i significati -> è metodo
si avvicina alle arti determinandovi un allargamento -> è visione
Il problema che si è posto sempre più insistentemente è quello della natura del metodo generale attraverso cui la filosofia potesse elaborare criticamente quei valori comprensivi atti a orientare gli uomini nel campo della vita culturale e sociale. Dewey nota che il potere sulla natura che l’uomo aveva tratto dai progressi della scienza era stato, con i totalitarismi, impiegato per accrescere, invece che per ridurre, il potere dell’uomo sull’uomo -> la scienza sembrava foriera di una nuova schiavitù invece che dell’auspicata liberazione. Osserva però che i pochi cultori disinteressati dell’indagine scientifica avevano già sviluppato una morale fornita di sue particolari caratteristiche:
volontà di sospendere il giudizio
capacità di dubitare fino a che non si ottenga l’evidenza
volontà di muoversi nella direzione additata dall’evidenza invece di anteporre una conclusione preferita personalmente
capacità di tenere le idee in soluzione e di adoperarle come ipotesi che vanno verificare invece che come dogmi da essere asseriti
-> la scienza ha già in alcune persone creato una nuova morale -> ma la maggioranza di uomini hanno le loro credenze formate per abitudine, per accidenti di circostanze, per propaganda e per preconcetto personale e di classe invece che di averle formate sulla base dell’evidenza fornita da ricerca sistematica e competente -> ritrova nel seno stesso dell’indagine scientifica la capacità della determinazione dei fini e dei valori che avrebbero permesso all'umanità di volgere gli effetti della scienza e della tecnologia al servizio dell’attuazione di una società migliore e più tesa nella ricerca del bene -> si poneva un compito grande per l’educazione -> dare a tutti una scuola non risolveva il problema della fondazione di una vita sociale nella libertà -> rappresentata un primo stadio che poteva ridursi a un fallimento rispetto al compito di fondare una vita democratica se contenuto e metodi della scuola non fossero stabiliti sulla base della formazione dell’atteggiamento scientifico. Il problema della scienza, quello dell’educazione e quello della causa democratica apparivano a Dewey confluenti in uno solo. L’espressione “umanizzare la scienza” assumeva un significato nuovo -> esigenza di rivolgere la scienza nel campo dei apporti umani e sociali e non la sua subordinazione strumentale a finalità umane ad essa estranee -> lo spirito scientifico doveva essere ulteriormente promosso fino a farne l’agente di una nuova moralità. Il compito della ricostruzione filosofica doveva essere fondato sul riconoscimento che, mentre i mali oggi derivati dall’ingresso della scienza nei nostri modi comuni di vita sono innegabili, essi sono dovuti al fatto che non è stato compiuto ancora nessuno sforzo sistematico per assoggettare la morale che sta alla base dei vecchi costumi istituzionali all’indagine e alla critica scientifica. Subito Dewey faceva della scienza lo strumento atto a sviluppare quelle tecniche morali senza cui non vedeva salvezza per la civiltà poi 10 anni dopo rivendicava alla filosofia quella funzione = la formazione e la produzione di strumenti intellettuali che progressivamente indirizzeranno l’indagine nei fatti profondamente e largamente umani (morali) della situazione attuale. In nessun modo però si doveva abbandonare il metodo dell’indagine -> il problema non è solo quello dell’accettazione da parte della filosofia del metodo dell’indagine scientifica, del metodo critico e sperimentale ma quello della determinazione dei nuovi fini mediante il suo impiego. Dewey considerava la scienza e la tecnologia come valide risorse utilizzabili. La filosofia deve enucleare dal metodo scientifico un’indagine critica fornita di profondità e di ampiezza tali da abbracciare l’intera scena dei rapporti umani che le permetteranno di avere una parte attiva nell’opera di costruzione di una scienza morale umana che serva da condizione necessaria per la ricostruzione dello stato attuale della vita umana verso l’ordine e verso le altre condizioni di una vita più piena di quella che l’uomo ha fin ora goduto. La filosofia dovrò attingere il suo metodo e i suoi fini dalla scienza cos’ abbatterò l’antica posizione teoricistica del pensiero.
Sul terreno educativo la posizione di pensiero elaborata da Dewey nell’ultimo ventennio e dominata dalla preoccupazione di saldare l’esigenza di una finalità etica con quella della coltivazione delle attitudini naturali dell’alunno si riassume nella insistente riaffermazione che l’educazione al senso del valore coincide con la devozione alla disinteressata ricerca del vero e con la formazione di menti capaci di contribuire in modo autonomo all’incremento della vita della società.
Il problema della determinazione dei fini e dei valori resta in lui aperto.
L’umanità supererà la sua crisi se saprà creare nei suoi membri un atteggiamento di intrepidezza di pensare, la volontà di non subordinare la ragione a nessuna determinazione esterna, diminuendo progressivamente il numero di coloro che si determinano nella loro condotta sulla base di motivazioni esteriori e si danno pertanto dipendenti dagli altri in un rapporto di inferiori a superiori -> la libertà morale e politica si fonda sulla libertà dell’intelligenza e la sua fondazione è lo scopo più alto dell’educazione -> il principio e il metodo dell’educazione attiva sono strettamente legati a questa suprema esigenza di liberazione -> promuovendo esperienze di valore, cioè connesse con l’esperienza precedente dell’alunno e tali da promuovere un ulteriore allargamento di quell’esperienza, l’insegnante favorisce in lui l’attività del pensiero.
La riforma della filosofia è ridetta alla trasformazione del mondo perché è cambiando le menti degli uomini che si può cambiare la realtà.
Filosofia, educazione e vita democratica sono termini in reciproco rapporto e l’educazione ha un posto centrale nell’impresa di dar vita a esseri capaci di pensare e dirigersi in modo indipendente e di associarsi tra loro in modo da attingere la forza delle loro deliberazioni e delle loro iniziative dal contributo intelligente di tutti.
Notizia bio-bibliografica
1859-1952.
Dopo alcuni anni di insegnamento si iscrisse alla facoltà di filosofia. Sei figli -> fu allora che il suo interesse psicologico cercò applicazione nel campo pedagogico ed egli tenne varie conferenze sui temi di psicologia dell’educazione.
1894 fu chiamato a dirigere la facoltà di filosofia, psicologia e pedagogia dell’università di Chicago.
Il crescente interesse per le questioni educative alimentato dalla sua esperienza familiare culminò nella fondazione, nel 1896, di una scuola elementare annessa all’università di Chicago, diretta da Dewey con la collaborazione di colleghi e di studenti della facoltà -> fu questa scuola laboratorio uno dei primi esempi di scuole attive.
1897 -> Il mio credo pedagogico
Passaggio dall’hegelianismo allo strumentalismo. Corpo insegnante della scuola-laboratorio vedeva nella scuola il primo nucleo sociale da cui deve muovere una trasformazione generale del costume di un popolo. Finanziariamente la scuola fu mantenuta dai contributi dei genitori degli alunni che si costituirono in associazione che fu la prima parents and teachers association dell’america.
Jame Addams, fondatrice della Hull House, uno dei primi centri di rieducazione sociale del paese, contribuì a destare in Dewey la sua grande fiducia nelle capacità umane e sociali della donna e l’entusiasmo volto a ogni causa che ampliasse la sfera della liberà attività femminile.
Il sentimento del divino non scomparve e riaffiorò in una fase avanzata della vita atteggiandosi come senso dell’unità con il tutto, come indubitabile fede nella realtà dei valori ideali, ma escludendo ogni riferimento soprannaturalistico e confessionale.
i tre massimi motivi della vita di Dewey (filosofico, politico-sociale, pedagogico) si mantengono vivi e danno frutti cospicui nel periodo successivo al suo ritiro dall’insegnamento.
I nostri mali derivano dall’esercizio oppressivo del potere da parte dei magnati della finanza e dalla mancata introduzione di nuove forme di controllo democratico nell’industria e nel governo in armonia con il trapasso da un’economia individuale a una collettiva -> il liberalismo umano, per salvare se stesso deve cessare di occuparsi dei sintomi per risalire alle cause di cui le disuguaglianze e le oppressioni non sono che i sintomi -> per resistere nella situazione attuale il liberalismo deve diventare radicale, intendendo per ciò che, invece di fare uso del potere sociale per migliorare le cattive conseguenze del sistema esistente, esso deve far uso del potere sociale per cambiare il sistema -> la libertà non è qualcosa che può che essere posseduta solo in quanto gli individui partecipino al suo conseguimento -> essenza del liberalismo democratico.
Il mio credo pedagogico
che cos’è l’educazione
ogni educazione deriva dalla partecipazione dell’individuo alla coscienza sociale della specie -> questo processo si inizia inconsapevolmente quasi dalla nascita e plasma continuamente le facoltà dell’individuo -> mediante questa educazione inconsapevole l’individuo diventa un erede del capitale consolidato della civiltà
la sola vera educazione avviene mediante lo stimolo esercitato sulle facoltà del ragazzo da parte delle esigenze della situazione sociale nella quale esso si trova -> tali esigenze lo stimolano a agire come membro di un’unità e a pensare a se stesso dal punto di vista del benessere del gruppo del quale fa parte -> attraverso le reazioni degli altri alle sue attività esso arriva a capire che cosa queste significano in termini sociali
il processo educativo ha due aspetti: psicologico e sociologico -> nessuno dei due può venire subordinato all’altro. Quello psicologico è basilare -> se gli sforzi dell’educazione non si riallacciano a qualche attività che il fanciullo compie di sua propria iniziative l’educazione si riduce a una pressione dall’esterno
la conoscenza delle condizioni sociali o dello stato attuale della civiltà è necessaria per potere interpretare i poteri del fanciullo -> questi possiede i suoi istinti e le sue tendenze ma noi ne ignoriamo il significato finchè non possiamo tradurli nei loro equivalenti sociali -> dobbiamo essere capaci di riportarli ad un passato sociale e di vederli come l’eredità di precedenti attività della specie -> dobbiamo essere capaci di proiettarli nel futuro per veder quel che sarà il loro risultato e il loro fine
l’aspetto psicologico e quello sociale stanno fra loro in un rapporto organico -> si afferma che la definizione psicologia dell’educazione è nuda e formale e ci da solo l’idea dello sviluppo di tutti i poteri della mente senza darci nessuna idea del loro impiego -> la definizione sociale dell’educazione come adattamento alla civiltà ne fa un processo forzato ed esterno e conduce a subordinare la libertà dell’individuo a una situazione sociale e politica presupposta
per conoscere quel che è veramente una facoltà dobbiamo conoscerne il fine, l’impiego o la funzione e ciò non è possibile se non si concepisce l’individuo come attivo nei rapporti sociali. Prepararlo alla vita futura significa dargli la padronanza di se stesso, educarlo in modo che arrivi a conseguire l’impiego intero e pronto di tutte le sue capacità -> è impossibile raggiungere questo adattamento se non si tiene conto degli interessi dell’individuo, cioè se l’educazione non è costantemente convertita in termini psicologici
l’individuo che deve essere educato è un individuo sociale e la società è un’unione organica di individui.
che cos’è la scuola
la scuola è prima di tutto un’istituzione sociale. Essendo l’educazione un processo sociale, la scuola è semplicemente quella forma di vita di comunità in cui sono concentrati tutti i mezzi che serviranno piú efficacemente a rendere il fanciullo partecipe dei beni ereditati dalla specie e a far uso dei suoi poteri per finalità sociali
l’educazione è, perciò, un processo di vita e non una preparazione a un vivere futuro.
la scuola deve rappresentare la vita attuale
la scuola, come istituzione, deve semplificare la vita sociale esistente; deve ridurla in certo modo a una forma embrionale. La vita esistente è così complessa che il fanciullo non può venirvi portato a contatto senza confusione o distrazione
intesa come vita sociale semplificata, la vita di scuola deve svolgersi gradualmente dalla vita domestica
deve proporre queste attività al fanciullo e riprodurle in modo che esso possa gradualmente apprenderne il significato e rendersi atto a fare la sua parte in rapporto ad esse
questa è una necessità psicologica, perché è il solo modo di assicurare la continuità dello sviluppo del fanciullo
è altresí una necessità sociale, perché la casa è la forma di vita sociale nella quale il fanciullo è allevato e in rapporto alla quale esso ha ricevuto la sua educazione morale. Spetta alla scuola di approfondire e di estendere il suo senso dei valori collegato alla sua vita domestica
la materia dell’educazione
la vita sociale del fanciullo è il fondamento della concentrazione di tutta la sua educazione o sviluppo -> conferisce la unità inconsapevole e lo sfondo di tutti i suoi sforzi e di tutte le sue realizzazioni
la materia del programma scolastico deve differenziarsi gradualmente dall’inconsapevole unità originaria della vita sociale
noi violiamo la natura del fanciullo e rendiamo difficili i migliori risultati morali introducendo il fanciullo troppo bruscamente a una quantità di studi speciali, come il leggere, lo scrivere, la geografia, ed altri, senza rapporto con questa vita sociale
il vero centro di correlazione tra le materie scolastiche sono le attività sociali del fanciullo stesso
la storia diventa piena di significato se è presa come la memoria della vita sociale e del progresso dell’uomo
le attività espressive o costruttive non sono speciali discipline che devono venire introdotte oltre e sopra una molteplicità di altre discipline o come una ricreazione e uno svago o come effettuazioni ulteriori ma rappresentano delle forme fondamentali di attività sociale e si può introdurre il fanciullo alle materie più formali del programma attraverso queste attività
lo studio delle scienze è educativo e hanno valore in quanto rendono capaci di interpretare e controllare l’esperienza precedentemente acquisita
non esiste nel curricolo scolastico ideale una successione di studi -> il progresso non consiste nella successione degli studi ma nello sviluppo di nuove attitudini verso l’esperienza e di nuovi interessi nell’esperienza
l’educazione dev’essere concepita come una ricostruzione continua dell’esperienza; che il processo e il fine dell’educazione sono una sola e identica cosa
la natura del metodo
la questione del metodo è riducibile infine alla questione dell’ordine dello sviluppo delle facoltà e degli interessi del fanciullo
il lato attivo precede quello passivo nello sviluppo della natura del fanciullo
l’aver trascurato questo principio è la causa di gran parte dello spreco di tempo e di energia nel lavoro scolastico. Il fanciullo è spinto a un atteggiamento passivo, ricettivo o assorbente. Le condizioni sono tali che non gli è consentito di seguire la legge della sua natura; di qui i contrasti e lo sperpero
l’immagine è lo strumento essenziale dell’istruzione -> ciò che il fanciullo deriva da ogni materia che gli viene presentata sono soltanto le immagini che egli si forma da sé in riferimento ad essa
anche le idee (i processi intellettivi e mentali) derivano dall’azione e vengono trasmesse in vista di un migliore controllo dell’azione
gli interessi sono i segni e i sintomi dello sviluppo di capacità -> l’osservazione costante e accurata degli interessi è della massima importanza per l’educatore
essi annunciano lo stadio nel quale il fanciullo sta per entrare
a questi interessi non si deve indulgere né li si devono reprimere. Reprimere un interesse significa sostituire l’adulto al fanciullo, e indebolire in tal modo la curiosità e la prontezza intellettuale, sopprimere l’iniziativa e mortificare l’interesse. Indulgere agli interessi significa sostituire ciò che è transeunte a ciò che è permanente. L’interesse è sempre il segno di qualche potere celato; la cosa importante è di scoprirlo. Indulgere all’interesse vuol dire mancar di penetrare sotto la superficie
le emozioni sono un riflesso delle azioni -> cercare di stimolarle o destare le emozioni indipendentemente dalle attività corrispondenti vuol dire introdurre uno stato mentale malsano e morbido
la scuola e il progresso sociale
l’educazione è il metodo fondamentale del progresso e dell’azione sociale
l’educazione è una regola del processo mediante cui si giunge a partecipare della consapevolezza sociale -> l’adattamento dell’attività individuale sulla base di questa consapevolezza sociale è il solo metodo sicuro di ricostruzione sociale
questa concezione tiene in debito riguardo sia gli ideali individualistici che quelli socialistici. Essa è individuale perché riconosce la formazione di un certo carattere come la sola vera base del giusto vivere. È sociale perché riconosce che questo giusto carattere non deve essere formato soltanto mediante precetti, esempi o esortazioni individuali, ma piuttosto mediante l’influenza di una certa forma di vita istituzionale o di comunità sull’individuo, e che l’organismo sociale mediante la scuola come suo organo può dar luogo a dei risultati morali
il dovere dell’educazione è il dovere morale fondamentale di una comunità > mediante l’educazione la società può formulare i suoi scopi, organizzare i suoi mezzi e le sue risorse e plasmarsi così con definitezza e con economia nella direzione in cui desidera muoversi
scuola come strumento essenziale e più efficace di progresso e di riforma sociale
in questo senso l’educazione è l’unione più perfetta di arte e scienza:
arte di plasmare le capacità umane e di adattarle a beneficio della società
con il crescere dei mezzi psicologici che aumentano la capacità di comprensione della struttura individuale e delle leggi dello sviluppo e con il crescere delle scienze sociali che aumentano la nostra conoscenza della giusta organizzazione degli individui tutte le risorse scientifiche possono essere utilizzare nel modo migliore ai fini dell’educazione
l’insegnante è impegnato non solo nell’educazione degli individui ma nella formazione della giusta vita sociale -> dignità della sua vocazione -> è un uomo addetto al servizio sociale con il compito di mantenere il giusto ordine sociale e di assicurare il giusto sviluppo sociale -> è sempre il profeta del Dio vero e l’annunciatore del vero regno di Dio
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